flussicinefili’s review published on Letterboxd:
L'epopea che si fa cruda, che non lascia scampo a nessuno. La morte è cupa, incombe sui mortali come il destino vuole.
Il destino del principe Amleth in questo caso era la vendetta. Di Revenge movie ne siamo stati riempiti fino all'orlo, eppure non stancano mai. Eggers prende il suo posto dietro la macchina da presa e imprime la pellicola col suo stile con inquadrature che pare siano quadri con pittura a olio, ambienta la storia in un mondo contuso dalla violenza, sporco di fango, sangue, da uomini totalmente inglobati dallo stato primitivo e primordiale, in una lotta dove homo hominis lupus (Hobbes docet) e non solo da un punto di vista filosofico, come si può vedere nelle sequenze in cui Amleth e i Berserker, attraverso dei riti sciamanici, si trasformano in belve feroci. L'insieme di queste pratiche religiose, l'iniziazione del piccolo protagonista, i funerali e tutto ciò che riguarda il mondo del Nord Europa diventano momenti in cui realtà e magia si fondono. Peccato però che nonostante il regista si sia estremamente impegnato in una solida ricostruzione del periodo storico, il grande limite che non permette alla pellicola di elevarsi a ottimo film è una sceneggiatura debole, frettolosa nella prima mezz'ora, dilatata per un'ora e mezza e di nuovo chiusa in poco tempo nell'ultimo atto. Questo allungarsi della parte centrale non è dovuto a doverose caratterizzazioni dei personaggi, ma ad aggiunte che si potevano evitare, peraltro rimaneggiare per avere un minimo a cuore i personaggi. D'altronde si sa, la storia portata sul grande schermo è la stessa che ha ispirato l'Amleto di Shakespeare, per cui perché non lavorare sulla coppia protagonista? Questo difetto della pellicola è davvero il peccato più grande, il limite che non gli ha permesso di prendersi uno spazio iconico nella filmografia del regista, risultando meno autoriale del previsto, ma piú alla portata del pubblico.